La storia della famiglia Barbini nasce e si sviluppa di pari passo con la tradizione degli specchi veneziani, che risale al XVI secolo. Ancora oggi i fratelli Giovanni e Vincenzo Barbini, con il supporto dei figli, eseguono personalmente tutte le fasi della lavorazione, nel rispetto delle tecniche tradizionali.
Nel 2018 hanno ricevuto il titolo MAM – Maestro d’Arte e Mestiere, promosso dalla Fondazione Cologni in collaborazione con Alma. Hanno preso parte a Homo Faber Event 2022 a Venezia, esponendo una specchiera monumentale in omaggio al Paese del Sol Levante.
Qual è la vostra storia e come nasce “Barbini Specchi Veneziani”?
AAV Barbini Srl è la più antica ditta muranese ancora in attività, per quanto riguarda l’arte degli specchi veneziani. Le sue origini infatti risalgono a molto tempo prima della sua data di fondazione ufficiale, e l’attività è da sempre legata alla nostra famiglia.
I Barbini sono presenti a Murano sin dalla seconda metà del XVI secolo. Nel 1658, per ordine del Consiglio dei Dieci, il nostro nome viene inscritto nel “Libro d’Oro della Magnifica Comunità di Murano”, conosciuto come il libro della nobiltà vetraria dell’isola.
Nel corso dei secoli i membri della famiglia operarono nei vari settori della produzione del vetro artistico, come nella realizzazione di lampadari, nella produzione di perle, conterie e oggettistica varia, specializzandosi in particolare nella fabbricazione di specchi veneziani, contribuendo a dare lustro e qualità alla Serenissima e alla produzione artigianale isolana.
Le notizie più remote, per quanto riguarda l’attività di specchieri svolta dalla nostra famiglia, risalgono dunque al XVII secolo. Nel 1665 alcuni maestri vetrai vennero segretamente condotti in Francia, alla corte di Luigi XIV, per avviare una produzione locale di specchi veneziani. Tra di essi c’è Gerolamo Barbini, maestro specchiaio, il quale collaborò presso la “Manufacture Royale des glaces de miroirs” nel borgo parigino di Saint-Antoine.
Nel corso del XIX secolo quasi tutti i componenti della nostra famiglia lavorarono come maestri “conzadori”, fornendo consulenze alle maggiori fabbriche di Murano.