Interviste

Victor Fotso Nyie

Vincitore della quarta edizione del concorso Artigiano del Cuore (2021), il giovane ceramista racconta la sua storia e il suo bellissimo percorso, dal Camerun all'Italia.

Complimenti per la vittoria! Come hai vissuto il concorso Artigiano del Cuore?
Il concorso è capitato in un periodo molto intenso e stressante per il lavoro: stavo preparando una mostra personale che avrebbe inaugurato a breve ed ero sotto pressione. Si è trattato di un “fair play” collettivo dove il sostegno del pubblico si è rivelato fondamentale. Direi che è stata una esperienza positiva e ringrazio tutti quelli che hanno contribuito a questa vittoria.

Come hai vissuto invece l’ultimo anno e mezzo di ripetuti lockdown? Che effetto ha avuto la pandemia sulla tua attività professionale?
Credo di averlo vissuto come tutti gli altri. È stato un periodo di grande incertezza e di panico, segnato dalla posticipazione o dalla cancellazione di progetti personali e lavorativi e dal rallentamento di tutte le attività. L’esperienza del tempo è stata stravolta insieme ai rapporti umani ma il lockdown ha rappresentato anche un intenso momento di ricerca, di meditazione e di riflessione.

Ora hai la possibilità di rilanciare la tua bottega: come impiegherai il denaro ottenuto con la raccolta fondi?
Investirò quel denaro nella ricerca e nella produzione con l’acquisto di materiali e materie prime per il lavoro.

Sei arrivato in Italia nel 2012 per studiare mosaico all’Accademia di Belle Arti di Ravenna, ma il tuo progetto era dedicarti alla ceramica. Raccontaci della tua formazione e perché hai scelto di diventare ceramista.
In realtà non pensavo di diventare ceramista, è stato il fascino dell’argilla a trascinarmi in quest’avventura. Tutto ha avuto inizio nel 2007 quando mi sono recato all’IFA (Istituto di Formazione Artistica) di Mbalmayo in Camerun per un test d’ammissione al corso di pittura. Visitando il laboratorio di ceramica sono rimasto colpito dalla bellezza degli oggetti esposti e soprattutto dalle possibilità che offriva la materia sia in termini di libertà espressiva che di prospettive lavorative. Visto che questa forma d’artigianato non era molto diffusa in Camerun ho deciso di iscrivermi al corso. Dopo il diploma ho deciso di proseguire gli studi in Italia e precisamente all’ISIA di Faenza. Ho superato il test d’ammissione ma fuori graduatoria perché c’erano pochissimi posti disponibili per gli studenti stranieri. Da lì ho pensato di iscrivermi ad un’accademia di belle arti ma per questioni burocratiche nessun istituto mi ha dato la possibilità di fare un colloquio. La motivazione era sempre la stessa, ossia che avrei dovuto far inviare la domanda di preiscrizione dall’Ambasciata Italiana in Camerun. L’unica comprensiva è stata l’Accademia di Belle Arti di Ravenna che non mi ha fatto neanche ripetere il test d’ammissione dal momento che avevo superato quello all’ISIA di Faenza. Ho ottenuto il diploma del triennio in mosaico a Ravenna e successivamente ho frequentato il biennio di scultura all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Nel 2013 mi sono iscritto all’ITS di Faenza e nel 2015 ho conseguito il diploma di tecnico per la progettazione e la prototipazione dei manufatti ceramici.

Che valore ha avuto l’esperienza con Fondazione Cologni, nell’ambito del progetto “Una Scuola, un Lavoro”?
Una Scuola, un Lavoro” è stato un progetto che mi ha permesso di frequentare per molto tempo lo studio di Bertozzi & Casoni, due grandi artisti che mi hanno dato l’opportunità di lavorare a progetti importanti. Grazie a una borsa lavoro, questo progetto mi ha permesso di investire da subito nella mia ricerca artistica.

Hai aperto da circa due anni la tua attività. Perché hai fatto questa scelta? Raccontaci della tua avventura imprenditoriale.
Io non la chiamerei un’avventura imprenditoriale, perché ho semplicemente fatto quello che più mi rende felice, cioè avere uno spazio personale e di intimità dove creare le mie opere. Non l’ho mai considerata in termini di impresa. Non è stato facile iniziare e a dire il vero non ero neanche sicuro di farcela, ma con coraggio ho deciso di affrontare le mie perplessità perché credo che nella vita non si debbano mai avere rimpianti.

Il tuo stile è davvero unico e particolare: nelle tue opere è evidente l’influenza dell’arte e della cultura visiva africana. Su cosa si basa la tua ricerca artistica e quali sono i temi che ti interessa comunicare?
L’oggetto principale della mia ricerca artistica è la condizione dell’uomo africano contemporaneo, alienato e sofferente a causa di un passato non concluso di asservimento e sfruttamento. I miei lavori si caricano di energia attraverso l’utilizzo di forme primarie e vibrazioni di colori brillanti, che contrastano con l’invisibilità ed il disprezzo a cui troppo spesso è soggetto il corpo nero nel mondo occidentale. Opere che richiamano la forza generatrice della terra si mescolano con altre che raffigurano in chiave metaforica il mondo globalizzato in cui viviamo. Un’altra costante visibile nei miei lavori è l’attenzione alla spiritualità e all’animo umano.

Cosa ami di più del tuo lavoro?
Amo molto il momento di comunione con la materia, quel momento magico in cui congelo la mia idea nell’argilla. Trovo che sia elettrizzante anche l’attesa del risultato fino all’apertura del forno: l’ansia e l’emozione sono indescrivibili.

Cosa diresti a un/a giovane che vuole intraprendere la tua stessa carriera?
Direi a questa persona di armarsi di pazienza, di perseverare e soprattutto di non avere paura di osare.

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