Simone Cenedese: alto artigianato e design contemporaneo nel vetro, tra i colori della Laguna

Simone Cenedese ha ereditato la vetreria dal padre Giovanni, che la aprì negli anni ‘70 a Murano. Da subito la fornace si è affermata come un’eccellenza nella lavorazione artistica del vetro: Simone, grazie al suo talento e al suo spirito di innovazione, l’ha resa un punto di riferimento internazionale anche per molti designer che desiderano sperimentare con il vetro di Murano, e dar forma alle loro idee.
Negli anni il maestro ha maturato uno stile unico, realizzando oggetti originali e dal gusto contemporaneo. I suoi vetri, puri e brillanti, sono ottenuti attraverso una miscela segreta di minerali. Le sue creazioni sono disponibili in vari colori e personalizzabili su richiesta, anche con l’applicazione di foglia d’oro o d’argento e di altre finiture particolari.
L’azienda realizza inoltre grandi opere d’avanguardia che vengono esposte in prestigiosi spazi pubblici e concept store. La fornace e lo showroom apriranno le loro porte al grande pubblico, con visite guidate e altre esperienze, in occasione di “Homo Faber in Città”, iniziativa curata da Fondazione Cologni, collaterale alla grande mostra “Homo Faber: The Journey of Life”, promossa da Michelangelo Foundation a Venezia, presso l’Isola di San Giorgio Maggiore.

Qual è la sua storia e come si è avvicinato alla lavorazione del vetro?
In realtà non potrei indicare il momento esatto in cui mi sono avvicinato al vetro; fin da piccolo ho respirato “aria di fornace” nella vetreria di mio padre. Ho sempre visto lavorare il vetro e per me è stato quasi naturale iniziare a farlo anche io.

Per il suo lavoro, che importanza ha avuto il legame con il territorio e l’isola di Murano?
Fondamentale. Il mio legame con l’isola di Murano è molto forte. Mi ha influenzato a 360° con le sue mille sfaccettature, non solo in termini di formazione professionale.
Tutto quello che mi circonda mi ha stimolato e ispirato: i rumori degli attrezzi, i forni accesi, i colori della laguna, il profumo della salsedine, il vento, i colori del tramonto. Tutto questo è dentro alle mie opere.

Attombri: gioielli-scultura senza tempo, tra moda, design e arti applicate

Attombri è un laboratorio artigiano a Venezia, dove il vetro, combinato con altri materiali come il rame e l’argento, diventa bigiotteria e complemento d’arredo.
Dalla fine degli anni ’80 i fratelli Stefano e Daniele Attombri interpretano la storia, le tecniche e le potenzialità di questo materiale in chiave contemporanea, dando vita ad accessori ed elementi che uniscono moda, design d’interni e arti applicate.
Realizzano lampade, oggetti di decorazione e d’uso, ma soprattutto estrosi gioielli: tutti pezzi unici di fattura artigianale, anche su commissione: oggetti d’arte estrosi e senza tempo, che continuano la tradizione delle “perlere” veneziane, combinata a tecniche di loro invenzione e ad influenze etniche e liberty.
Le loro opere sono stati pubblicate ed esposte in tutto il mondo, dall’Europa agli Stati Uniti, fino al Giappone. Hanno vinto il premio “New Talent 2006” del More, fiera del gioiello di Milano. Hanno collaborato con realtà prestigiose, come Dolce & Gabbana, Romeo Gigli e Pauly.

Qual è la vostra storia e come vi siete avvicinati al mondo del vetro?
Io e mio fratello abbiamo iniziato la nostra attività più di 37 anni fa, in una Venezia completamente diversa da quella di oggi.
Abbiamo avuto la fortuna, nei primi anni ‘90, di entrare nella fabbrica della Veneziana Conterie a Murano, proprio nel momento in cui stava chiudendo i battenti per sempre.
Abbiamo visto un mondo che sarebbe finito con quella chiusura, e abbiamo capito che il nostro lavoro doveva essere incentrato sul portare avanti quella tradizione. Così abbiamo cominciato ad acquistare quelle perle, per farle rinascere con un design più contemporaneo.

Constance Schürch è la vincitrice del Concorso “Artigiano del Cuore” 2024

Constance Schürch è cresciuta nel sud del Cile, ha studiato design e, dopo qualche anno di lavoro come progettista per importanti istituzioni, si è resa conto che la sua vera vocazione era creare gioielli con le sue mani.
Grazie a una borsa di studio, si trasferisce a Firenze nel 2015, per imparare le tecniche dell’alta gioielleria italiana accanto ai migliori maestri. Oggi ha il suo laboratorio nel centro della città, dove realizza gioielli esclusivamente su misura.
La vincitrice della settimana edizione di “Artigiano del Cuore” (2024), racconta la sua storia e i suoi obiettivi futuri, che il premio previsto dal Concorso contribuirà a realizzare.

Complimenti per la vittoria! Come hai vissuto il concorso Artigiano del Cuore?
È stata un’esperienza esaltante e arricchente. Dal momento in cui mi sono candidata e sono stata contattata da voi, ho trovato ogni fase del processo di selezione divertente e stimolante. Essere scelta tra i primi 10 finalisti di un concorso nazionale in Italia mi è sembrata una vittoria in sé, un riconoscimento dell’impegno che ho dedicato alla mia passione, alla mia vita in bottega, ai miei gioielli unici e fatti a mano qui a Firenze.
Ciò che ha reso questo viaggio davvero incredibile è stato il sostegno e la collaborazione della comunità. I loro voti e il loro incoraggiamento sono stati fondamentali in tutto il percorso, rendendolo un’esperienza profondamente emotiva e potente fino alla fine. È stata una conferma del fatto che un’artigiana, al giorno d’oggi, deve essere molto legata alla gente, perché la nostra arte è condivisa con le persone, è per le persone, e se sei flessibile e disponibile ad ascoltare, allora sei arrivata a creare qualcosa di speciale per qualcun altro.
Questa vittoria non è solo mia, ma è un risultato condiviso con tutti coloro che hanno creduto nel mio lavoro, mi hanno sostenuta e hanno sentito che sfidare quello che sembra impossibile per perseguire un grande sogno, può avere dei grandi risultati.

Martina Vidal: la tradizione del merletto di Burano diventa esperienza

L’Atelier Martina Vidal porta avanti la tradizione del merletto di Burano da ormai quattro generazioni. Nato come una piccola bottega a gestione famigliare da un’idea di Martina Vidal, il brand confeziona oggi biancheria di lusso per la casa e per la persona, e si è dotato di un elegante showroom sull’isola di Burano, nella laguna veneta.
Le collezioni sono frutto di passione, esperienza e creatività, rigorosamente Made in Italy, realizzate a mano con tessuti di qualità.
Oltre al negozio e all’attiguo Museo del Merletto, Martina Vidal ha allestito il Venice Secret Garden: un luogo di relax e di piacere, un giardino da cui ammirare le bellezze dell’isola gustando i tipici biscotti buranelli. Grazie al continuo impegno nella didattica e nella divulgazione di quest’arte, negli anni l’atelier è diventato un luogo dove il merletto non è solo una tecnica da preservare, ma un’esperienza contemporanea da vivere in prima persona.

Qual è la tua storia e come ti sei avvicinata alla tecnica del merletto?
Sono nata sull’isola di Burano, e per tradizione ho imparato a lavorare la tecnica del merletto ad ago da bambina, guardando mia mamma, la nonna e le zie che realizzavano il merletto in casa. Mia mamma è stata una merlettaia che ha frequentato la scuola del merletto di Burano, aperta nel 1872 e chiusa nel 1970. Negli anni ’90, quasi maggiorenne e con l’aiuto della mia famiglia, ho aperto una piccola bottega artigianale del merletto.

Per il tuo lavoro, che importanza ha avuto il legame con il territorio e l’isola di Burano?
Quando ho aperto la prima bottega della famiglia Vidal, che ho chiamato “Artigianato del Merletto da Martina”, ho realizzato un sogno. La denominazione si adeguava alla tradizione dei negozi di Burano, piccole attività, quasi interamente femminili, dove il nome identificava già uno stile, un modo di fare. Oggi il mio lavoro, che si concentra sulla realizzazione e vendita di biancheria per la casa, è ancora molto legato ai valori dell’artigianato e del ben fatto, e alla volontà di creare collezioni originali e di alta qualità.

Artigiano del Cuore 2024: vi presentiamo i 10 finalisti

Sono stati selezionati i 10 finalisti e finaliste del concorso “Artigiano del Cuore”, promosso da Fondazione Cologni e Wellmade e patrocinato da Fondazione Italia Patria della Bellezza, e giunto quest’anno alla settimana edizione, dedicata ad artigiani e imprese artigiane con sede in tutta Italia, che portano avanti un mestiere d’arte.
Scelti dalla commissione interna alla Fondazione Cologni tra le tante candidature ricevute, i selezionati possono ora accedere alla fase successiva del Concorso: adesso tocca al pubblico, tramite votazione online direttamente sul sito, decretare il vincitore o la vincitrice, che potrà beneficiare del premio in palio.

I finalisti della VII edizione del Concorso Artigiano del Cuore sono:

Giulia Bonora, ceramista – Gallarate (VA)
Elena Baldi | Aerial Costume, sarta e costumista – Alpignano (TO)
Constance Schurch, orafa – Firenze
Edoardo Mocellin, decoratore del legno – Valbrenta (VI)
Elisa Silvestri, tessitrice – Nonantola (MO)
Hugo Lejeune, ebanista e restauratore – Licciana Nardi (MS)
Camilla Cevolani e Sofia Malavasi | Vetreria Gamberini, vetratiste – Bologna
Arcangelo Ambrosi, ebanista – Bitonto (BA)
Simona Pierotti, tessitrice – Forte dei Marmi (LU)
Filippo Sanpaolesi e Leonardo Davighi | Codiceds, orafi – Roma

Dal 24 al 28 giugno alle 12 puoi votare il tuo Artigiano del Cuore direttamente sul sito del Concorso, cliccando sul cuoricino sotto al suo nome.
Chi riceverà più voti, avrà diritto al premio in palio. Il vincitore o vincitrice sarà annunciato/a lunedì 8 luglio, sul sito ufficiale del concorso (www.artigianodelcuore.it) e sui canali social di Wellmade.
Scopri le storie dei finalisti e vota il tuo preferito o la tua preferita!

Mille botteghe artigiane su Wellmade: la community diventa sempre più grande!

La community Wellmade diventa sempre più grande, e da oggi conta ben mille botteghe artigiane aderenti al progetto!

Da quando è nata la piattaforma, voluta e finanziata da Fondazione Cologni nel 2015, il suo obiettivo è sempre stato quello di promuovere e sostenere i maestri d’arte italiani, facendo conoscere a un pubblico sempre più vasto il loro talento e il loro lavoro.

Armonie Senza Tempo: i Fratelli Ruffatti e l’intramontabile tradizione organaria

Fratelli Ruffatti è un’azienda artigiana di costruttori e restauratori di organi a canne. Il laboratorio padovano è nato nel 1940 e in poco tempo, grazie alla maestria dei fondatori e alla bellezza e qualità dei loro strumenti musicali, ottiene importanti incarichi non solo in Italia, ma in tutto il mondo: dall’Europa all’Asia, dall’Africa agli Stati Uniti.
L’impresa artigiana è stata tra le prime del paese a intraprendere, negli anni ’60, la costruzione di organi con il sistema meccanico. Nel loro laboratorio si costruisce ogni componente, fino ai particolari più minuti: ciò consente il massimo controllo della qualità e la personalizzazione di ogni strumento. Nel 2020, Piero e Francesco Ruffatti, seconda generazione alla guida dell’attività, hanno ottenuto il titolo MAM – Maestro d’Arte e Mestiere, riconosciuto dalla Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte.

Qual è la storia di Fratelli Ruffatti e come vi siete avvicinati al mondo degli strumenti musicali?
La ditta nasce nel 1940 dall’iniziativa di tre soci, i fratelli Antonio, Giuseppe e Alessio Ruffatti. Dopo un apprendistato presso la storica ditta Malvestio di Padova, che all’epoca stava chiudendo i battenti, iniziarono il loro percorso in modo autonomo, conquistando in poco tempo la fiducia e l’apprezzamento di molti organisti e clienti.
Grazie anche a diverse innovazioni tecniche, la fama della Famiglia Artigiana Fratelli Ruffatti raggiunse ogni angolo d’Italia e, negli anni ‘60 del secolo scorso, anche i mercati esteri, principalmente il Canada e gli Stati Uniti.
Dal 1968 accanto ad Antonio, unico rimasto dei tre soci fondatori, subentrarono i figli Piero e Francesco, e l’attività ebbe uno slancio ancora maggiore, soprattutto nell’esportazione. Oggi si contano più di seicento strumenti, alcuni dei quali di enormi proporzioni, sparsi in tutti i continenti. I mercati di riferimento, oltre a quello italiano, sono Inghilterra, Irlanda, Svezia, Stati Uniti, ma anche Australia, Corea, Giappone, Cina e altri paesi.

Candidati al Concorso “Artigiano del Cuore” – VII Edizione 2024

Via alla settima edizione del concorso “Artigiano del Cuore”, promosso dalla Fondazione Cologni e dalla piattaforma Wellmade, in collaborazione con Fatti ad Arte, rivolto quest’anno ad artigiani di tutte le età, e a botteghe di tutta Italia che portano avanti un mestiere d’arte.
Il vincitore o la vincitrice potrà beneficiare di un percorso di formazione e consulenza personalizzato sulla comunicazione digitale, finanziato da Fondazione Cologni e tenuto da Museum Strategy. In questo modo, il Concorso si propone come facilitatore nel colmare il digital gap delle imprese artigiane, sostenendole nella loro transizione digitale.

 

L’iniziativa nasce nel 2018 per promuovere l’artigianato artistico italiano e sensibilizzare il pubblico sull’importanza dei mestieri d’arte, attraverso la comunicazione digitale. Giunto nel 2024 alla sua settima edizione, si tiene ogni anno in primavera, e si rivolge esclusivamente ad artigiani professionisti.
Dopo il successo delle prime sei edizioni, che hanno visto la partecipazione di centinaia di artigiani candidati e migliaia di votanti da tutto il territorio nazionale, il 22 aprile 2024 ha inizio la VII edizione, giorno a partire dal quale è possibile candidarsi al Concorso.

Lorenzo Pusterla: eccellenza artigiana e design contemporaneo

Pusterlamarmi è un’azienda artigiana di Como, una vera eccellenza nella lavorazione della pietra e in particolare del marmo, materiale con cui realizza raffinati complementi di arredo. Viene fondata nel 1977, ed è oggi gestita dalla seconda generazione, Lorenzo e Angela Pusterla, che si occupano rispettivamente della produzione e della gestione dell’azienda di famiglia. Fin dalle sue origini, l’impresa porta avanti questo antico mestiere, avvalendosi di maestranze esperte e qualificate.
Una tradizione antica che prosegue nel segno dell’innovazione, grazie alla continua ricerca di forme e linee nuove, in grado di soddisfare le esigenze contemporanee dell’abitare. Il risultato sono pezzi unici dal gusto moderno ed elegante, finiture impeccabili e fattura squisitamente artigianale.
Nel 2022 Lorenzo Pusterla ha ottenuto il titolo di MAM – Maestro d’Arte e Mestiere, riconosciuto dalla Fondazione Cologni ai maestri artigiani che si sono distinti per il loro talento e saper fare.

Qual è la sua storia e come si è avvicinato al mondo della lavorazione della pietra?
Da ragazzo, negli anni ’80, ho iniziato a lavorare nel laboratorio di mio padre, appassionandomi a tutte le fasi di lavorazione del marmo. Dopo aver frequentato le scuole professionali mi sono inserito stabilmente in azienda.
In quegli anni realizzavamo già lavorazioni artistiche su misura nel campo dell’arredo e del design.
Ho imparato il mestiere da mio padre e dai suoi collaboratori, sviluppando in seguito tecnologie innovative che hanno permesso di realizzare nuove soluzioni in tempi rapidi.
Quando è mancato mio padre, mia sorella Angela e io abbiamo proseguito l’attività rimanendo aggiornati sia dal punto di vista tecnico che artistico.
Grazie alla collaborazione storica con lo scultore Bruno Luzzani, abbiamo iniziato sin dagli anni ’80 a organizzare simposi di scultura nel nostro territorio.
Nel 2012, in collaborazione con il designer Lorenzo Damiani, abbiamo vinto il primo premio della categoria Best Communicator alla fiera internazionale Marmomacc di Verona, e nel 2022 sono stato premiato dalla Fondazione Cologni con il titolo di MAM – Maestro d’Arte e Mestiere.

Mauro Patrini: valorizzare e proteggere un saper fare antico

Mauro Patrini è restauratore, decoratore e docente di stucco marmo. Specializzato nella tecnica della scagliola, da anni si dedica a trasmettere quest’arte tramite l’insegnamento e portando avanti iniziative di promozione e divulgazione.
Nel 2023-24 ha fatto parte di una squadra selezionata per il completamento delle decorazioni in scagliola negli appartamenti estivi della Regina Anna d’Austria al Museo del Louvre. In questa intervista ci racconta la sua storia, la passione per il mestiere e l’impegno per far conoscere un’arte antica da proteggere e valorizzare.

Qual è la tua storia e come ti sei avvicinato alla tecnica della scagliola?
Sono artigiano dal 1987. Al tempo lavoravo con i miei fratelli come pavimentista, ma non ero completamente soddisfatto, perché non riuscivo a esprimere come avrei voluto la mia creatività. Così mi sono iscritto a un corso per archi di violino al CFP di Cremona. Cosa c’entrasse tutto questo con il mio lavoro? Niente, ma il corso mi dava l’opportunità di frequentare un ambiente vivace e creativo. E avevo ragione, perché la mia insegnante di incisione ha capito che ero dotato di una certa manualità e mi ha consigliato, una volta portato a termine quel percorso, di iscrivermi al corso di scagliola che il CFP di Cremona aveva appena attivato. Ed è stato amore a prima vista! Ho poi continuato la mia formazione al Centro Europeo di San Servolo, a Venezia, dove mi sono specializzato nella tecnica della scagliola e dove ho anche appreso molte altre tecniche legate alla conservazione del patrimonio architettonico, come il marmorino e l’affresco. Poi sono diventato docente nella stessa scuola di San Servolo.